L'agente della morte...

L’Agente della morte coinvolge prima la mia intelligenza
che è schiava quiescente. Svegliata e fatta lavorare con il
piacere, e contenta della sua schiavitù.
Abbiamo elaborato due sintesi:
1) A ogni tocco, il mio sentire.
2) A ogni sentire, il mio agire.
Quello che ci porterà alla terza sintesi è che tutto il mio
sentire deve appunto passare all’agire. L’Agente della
morte mi costringe a prendere ciò e chi mi piace, e a scartare
ciò e chi non mi piace. È Lui l’Agente dei piaceri
della vita (amore per me) e dei piaceri della morte (odio).
Lui mi fa agire, ma insieme con me, per cui siamo coagenti:
agiamo insieme. Il primo agire impegna solamente la
parte più ignobile della persona: l’istinto. Prendo e scarto,
per istinto, senza che me ne accorga. Ma la persona non è
tale per il suo istinto, anche se esso è al comando. La persona
rimane tale per il suo spirito, che opera nelle due
facoltà: intelligenza e volontà. Ma lo spirito dell’uomo è
schiavo totale direttamente dell’amore Paterno e del suo
Agente, e indirettamente dell’istinto. Il mio spirito è uno
schiavo quiescente: entra in azione soltanto quando viene
destato. Gli impulsi che me lo svegliano seguono questo
cammino: dai tocchi, all’istinto, all’amore per me, al sentire,
all’Agente; e l’Agente sveglia il mio spirito.
Non tutto insieme; ma la facoltà che precede sempre l’altra
nel suo funzionamento, sveglia l’intelligenza.
E l’intelligenza è subito svegliata, ed è pronta al lavoro. Il
primo lavoro: l’attenzione.
L’occhio della mente si mette a guardare, a vedere, ad
osservare, Più volte si trova davanti al fatto compiuto: il
piacevole l’ho già preso, lo spiacevole l’ho già eliminato.
Immediato è un palpito di gioia; ed essa gode del piacere
della vita e del piacere della morte.
Ma non sempre l’operazione può farsi subito e solo
d’istinto. È allora che la mia intelligenza si applica seriamente
alla fatica del ragionamento.
1) Sulla cosa o persona che non si può prendere subito
svolge una serie di acuti ragionamenti; esamina le possibilità;
dei mezzi più adatti ed efficaci per impossessarsene.
Esamina indistintamente i mezzi buoni e quelli
cattivi. Prevede gli ostacoli che lo possono impedire.
Prepara la finzione, l’inganno, sicuramente la menzogna
qualora si debba celare. Studia il momento più
sicuro ed opportuno per effettuare il colpo di presa.
2) Ancor più profondo e acuto e continuato è il ragionamento
che svolge quando c’è un nemico da eliminare.
Indaga sulla entità del male ricevuto; si scrutano le
intenzioni del nemico; cerca di precedere i colpi successivi;
studia e prepara la vendetta; procura la menzogna
per celare più efficacemente; raccoglie quanti aiuti
la possano coadiuvare.
Va insomma elaborando un piano ben congegnato per eliminare
il nemico.
Un lavoro lungo, difficile, pieno di passione. La mia intelligenza
così si appassiona all’amore di odio. Vi lavora
sempre, prontamente, generosamente, ciecamente, senza
domandarsi se la cosa sia buona o cattiva; gioiosamente,
in modo instancabile, ragiona giorno e notte: nella fatica,
nel riposo, e non si stanca mai. Sulle materie di scuola è
subito presa dalla noia, dalla tristezza e dalla stanchezza
per l’amore di odio di tutta la sua capacità. C’è una forza
che la spinge a tanto: il piacere del prendere e dell’eliminare.
C’è un miraggio che la attira: poter aver parte alla
gioia del possesso o dell’eliminazione. Così, tutta la mia
intelligenza è al servizio fedele dell’amore di odio, nello
stile di uno schiavo che ama la propria schiavitù.