Ci poniamo ora di nuovo con la nostra attenzione davanti
a quel meccanismo infernale che Satana mi ha confezionato
alla mia umana concezione, per coglierne meglio il
suo funzionamento.
a quel meccanismo infernale che Satana mi ha confezionato
alla mia umana concezione, per coglierne meglio il
suo funzionamento.
I tocchi esterni di cose o di persone, percorrendo canali
diversi, arrivano al centro della persona: è il suo centro pneumatico;
ed esso è composto dallo spirito di amore del Padre,
che mi si è dato da vivere, e che Satana mi ha poi egoisticizzato
ed istintivizzato. I tocchi si immergono nell’amore
Paterno e se ne caricano fino al massimo della loro diversa
capacità. Quello che ne emerge è un tocco di amore.
L’amore toccato mi da un sentire: il mio sentire. Se è per me,
sento che mi piace; se è contro di me, sento che non mi
piace, e allora tutto il suo amore gli va contro. L’amore che
va contro il tocco è odio. L’amore per me è odio, e perciò lo
chiamo anche: amore di odio. L’odio è la morte viva dell’amore
del Padre. Questo amore di odio mi vuole grande,
potente, gaudente; mai piccolo, mai impotente, mai infelice
umanamente. Così abbiamo esaurito la conoscenza del sentire:
ad ogni tocco io sento dell’amore per me. Se tutto si
avesse a fermare ed esaurire qui, nel sentire!. Il mio male
non si aggraverebbe. Invece, il mio sentire non è altro che la
prima comparsa della mia malattia pneumatica. Sento di
amarmi, e sento di odiare. Il mio sentire è il primo atto in cui
si fa la morte dell’amore.
Dovrei intervenire prontamente, e scioglierlo completamente.
Dicendomi di no al sentire, scioglierei la morte dell’amore,
e la trasformerei in vita. Ma chi mai riesce ad essere presente
al suo sentire per scioglierlo al suo primo apparire?
Chi può avere la capacità di farlo prendere o uccidere quando
dal sentire io devo passare immediatamente all’agire?.
Infatti, ad ogni sentire, ecco il suo agire. Dico che devo, poiché
c’è qualcuno che mi costringe a farlo. Chi può essere mai
questo qualcuno? E io sono dunque schiavo?. Questo qualcuno
deve essere colui che mi fa agire l’amore, che me lo
manda in azione. È l’Agente dell’amore: ecco colui che è
sempre con l’amore. E anche in Dio, l’amore ha il suo
Agente. L’amore divino infatti non può agire da se stesso,
perché esso si rende incapace di una anche pur minima azione.
Infatti, lo spirito di amore divino sia nella Trinità infinita,
come in quella finita (in me), si dà da vivere cedendosi espropriata.
E l’esproprio consiste nell’assenza di ogni capacità
operativa. Quindi, per vivere e per darsi da vivere (in me) ha
assolutamente bisogno di uno che lo faccia agire. Questo uno
lo chiamiamo: l’Agente. Ed è la terza persona divina: lo
Spirito Santo. Così è sempre stato chiamato da tutti: Spirito
Santo; ma in questo nostro contesto lo chiamiamo più adeguatamente:
Pneuma, o meglio ancora: Agente dell’amore.
Infatti, è sempre con l’amore Paterno: sono inseparabili nel
modo più assoluto, sia nella vita dell’amore, come nella
morte dell’amore. Se il Padre, in me, è nella morte, eccolo lì,
Lui, lo Pneuma, a fare da Agente della morte. Inseparabile,
sì, dal Padre; ma anche divisibile, in rapporto al Paterno, al
Figliale (in Gesù), e in me. Dal Padre è inseparabile. In me,
lo Pneuma fa agire (è l’Agente) l’amore Paterno, e fa agire
pure se stesso: mi ha battezzato e mi ha cresimato.
Non c’è battesimo se non con la cresima, allora, e simultaneamente.
Inseparabili loro, dunque, e inseparabile anche la
loro azione. E ciascuno di noi è stato in questo modo battezzato
e cresimato alla sua concezione; e così anche può essere
battezzato e cresimato nella sua maturità spirituale.
diversi, arrivano al centro della persona: è il suo centro pneumatico;
ed esso è composto dallo spirito di amore del Padre,
che mi si è dato da vivere, e che Satana mi ha poi egoisticizzato
ed istintivizzato. I tocchi si immergono nell’amore
Paterno e se ne caricano fino al massimo della loro diversa
capacità. Quello che ne emerge è un tocco di amore.
L’amore toccato mi da un sentire: il mio sentire. Se è per me,
sento che mi piace; se è contro di me, sento che non mi
piace, e allora tutto il suo amore gli va contro. L’amore che
va contro il tocco è odio. L’amore per me è odio, e perciò lo
chiamo anche: amore di odio. L’odio è la morte viva dell’amore
del Padre. Questo amore di odio mi vuole grande,
potente, gaudente; mai piccolo, mai impotente, mai infelice
umanamente. Così abbiamo esaurito la conoscenza del sentire:
ad ogni tocco io sento dell’amore per me. Se tutto si
avesse a fermare ed esaurire qui, nel sentire!. Il mio male
non si aggraverebbe. Invece, il mio sentire non è altro che la
prima comparsa della mia malattia pneumatica. Sento di
amarmi, e sento di odiare. Il mio sentire è il primo atto in cui
si fa la morte dell’amore.
Dovrei intervenire prontamente, e scioglierlo completamente.
Dicendomi di no al sentire, scioglierei la morte dell’amore,
e la trasformerei in vita. Ma chi mai riesce ad essere presente
al suo sentire per scioglierlo al suo primo apparire?
Chi può avere la capacità di farlo prendere o uccidere quando
dal sentire io devo passare immediatamente all’agire?.
Infatti, ad ogni sentire, ecco il suo agire. Dico che devo, poiché
c’è qualcuno che mi costringe a farlo. Chi può essere mai
questo qualcuno? E io sono dunque schiavo?. Questo qualcuno
deve essere colui che mi fa agire l’amore, che me lo
manda in azione. È l’Agente dell’amore: ecco colui che è
sempre con l’amore. E anche in Dio, l’amore ha il suo
Agente. L’amore divino infatti non può agire da se stesso,
perché esso si rende incapace di una anche pur minima azione.
Infatti, lo spirito di amore divino sia nella Trinità infinita,
come in quella finita (in me), si dà da vivere cedendosi espropriata.
E l’esproprio consiste nell’assenza di ogni capacità
operativa. Quindi, per vivere e per darsi da vivere (in me) ha
assolutamente bisogno di uno che lo faccia agire. Questo uno
lo chiamiamo: l’Agente. Ed è la terza persona divina: lo
Spirito Santo. Così è sempre stato chiamato da tutti: Spirito
Santo; ma in questo nostro contesto lo chiamiamo più adeguatamente:
Pneuma, o meglio ancora: Agente dell’amore.
Infatti, è sempre con l’amore Paterno: sono inseparabili nel
modo più assoluto, sia nella vita dell’amore, come nella
morte dell’amore. Se il Padre, in me, è nella morte, eccolo lì,
Lui, lo Pneuma, a fare da Agente della morte. Inseparabile,
sì, dal Padre; ma anche divisibile, in rapporto al Paterno, al
Figliale (in Gesù), e in me. Dal Padre è inseparabile. In me,
lo Pneuma fa agire (è l’Agente) l’amore Paterno, e fa agire
pure se stesso: mi ha battezzato e mi ha cresimato.
Non c’è battesimo se non con la cresima, allora, e simultaneamente.
Inseparabili loro, dunque, e inseparabile anche la
loro azione. E ciascuno di noi è stato in questo modo battezzato
e cresimato alla sua concezione; e così anche può essere
battezzato e cresimato nella sua maturità spirituale.