Introduzione


Alcune considerazioni di fondo prima di affrontare il tutto:

a) La visione riflessa allo specchio non è in alternativa,
né tantomeno contraria alla visione della Teologia già
esistente.
La mia immagine allo specchio: non è la stessa, ma
integra il punto di vista della realtà. Inoltre, non è
necessaria: si vive lo stesso anche se non ci si specchia.

È un aiuto, un accessorio, in parallelo alla realtà,
quindi. Se mi specchio, posso vedere cose che su di me
non vedrei nella realtà. È, insomma, un’altra opportunità
rispetto a ciò che già esiste, e che ha in sé già tutto
il fondamento e il necessario. Una Teologia, questa,
non alternativa, ma complementare: un altro punto di
vista della stessa realtà.
 
b) Mentre la Teologia punta e mira all’alto, si noterà che
la PneumaTelogia punta maggiormente al basso,
all’’humus’ della persona che, specchiandosi, si rivela
a se stessa in un modo nuovo.
Questa visione che appare di me stesso allo specchio
pneumatico (spirituale) è la sottolineatura che sempre
si ripresenterà lungo il percorso.
Il tutto fluirà comunque verso l’alto, come tendendo un
elastico verso il basso.
 
c) La semplice lettura curiosa e frettolosa del testo produrrà,
ad effetto collaterale, nausea, vomito, mal di
testa e dolori articolari vari pneumatici. Si consiglia
quindi la somministrazione del testo a dosi giornaliere
(per questo ci può essere di aiuto la suddivisione numerica
dei passaggi), lontano dai pasti, e adeguate alla
naturalità del carattere della persona. Evitare comunque,
in ogni caso, un contatto prolungato con il testo.
Tenere il testo fuori dalla portata dei bambini: a loro,
intanto, non serve.

d) Questa scuola di PneumaTeologia ‘a domicilio’, attraverso
il testo, dovrebbe produrre, come in una
Toilettatura, il riordino del corpo e dell’anima. Con
l’intento e l’augurio quindi che il lettore/studente/studioso/
teologo si ritrovi più bello, ordinato, in forze corporali
e spirituali, buona ‘riflessione’ allo specchio!

La mia situazione...

Non so se ti sei soffermato ora davanti a quel ‘Lui’ che
compare in apertura del tema. Desidererei che tu lo faccia,
e che in quel ‘Lui’ tu ci metta il nome di persona che ci va.
Occorre allora chiedersi: ‘Lui’, ma chi è? Chi sarà mai
colui che mi ha confezionato?. Sono quasi certo che tu starai
ora pensando a Dio che ti ha creato. Forse, in questo
attimo, sono da solo io a pensare diversamente. Se è Dio
che mi conosce in confezione, tutto quello che sono e che
faccio ha la completa approvazione. E allora diciamo: sì,
Lui mi ha fatto su così!. E si vanno così scaricando su di
Lui anche gli eventuali mali, che andiamo palesando nel
nostro fare. Sta di fatto, però, che io in quel ‘Lui’ ci vedo
una persona angelica fattasi demoniaca: ci vedo ‘Satana’.
‘Lui’ mi conosce in confezione: cioè è Lui che mi ha confezionato
in questo modo. Intendiamoci subito, però: la
sua non è la mia totale confezione: quella, l’ho avuta in
parte dai miei genitori, e precisamente il mio corpo animato;
in parte dallo Pneuma Paterno(*), e precisamente lo
spirito Spiritato(#). E la congiunzione di questi due elementi
mi ha fatto essere quello che cominciai ad essere.

(*) Lo Spirito Santo (Pneuma) unito al Padre (Paterno)
(#) La mia anima (spirito) spiritualizzata (Spiritato) dallo
Spirito Santo

Quella di Satana è quindi una seconda confezione, è una
ri-confezione.
[Satana conosce anche Gesù, ma in un modo diverso. Parla di
Gesù sfacciatamente, nella speranza di creargli delle difficoltà, ma
Gesù gli impone severamente di tacere: ‘Taci!’. Gesù – ci riferisce
il Vangelo – non permetteva ai demoni di parlare, perché lo
conoscevano. La conoscenza di sé voleva dosarla Lui, personalmente.
E la gente – dice ancora il Vangelo – rimane meravigliata:
‘comanda loro, ed essi gli obbediscono’. Anche noi, come la gente
di allora, forse non conosciamo più chi siano questi demoni. Gesù
ha passato alla sua Chiesa una certa conoscenza di Satana. La
indicherei come una conoscenza puramente esteriore, esterna.
Riguardo a Lui: è il nemico di Dio, e da Lui condannato al fuoco
eterno. Riguardo a noi: Lui è il nostro tentatore al male del peccato.
Satana, ai nostri giorni, ha ottenuto un risultato da sempre agognato:
è riuscito a farsi dimenticare, a non lasciarsi più dire: l’ho
ottenuto dalla Chiesa Cristiana. Di Lui, oggi, non si fa più parola,
se non isolatamente. Si educa al bene, sottraendo il male. In effetti,
papa Paolo VI ha cercato di parlarne; ma l’ha fatto solo esteriormente,
e quel ripetere da parte sua le conoscenze del passato
non ha avuto alcun seguito. Satana, in effetti, non vuol lasciarsi
nominare, proprio perché ama il nascondimento completo.]

Satana, dunque, mi ha confezionato. E per farlo ha impiegato
il materiale che in me ha trovato, cioè il mio corpo
animato e il mio spirito Spiritato. Ha sfruttato la mia
anima, il mio spirito, ma soprattutto lo Pneuma Paterno, di
cui io fui battezzato e cresimato nel momento della mia
concezione umana.(*)

(*) Il battesimo e la cresima veri e propri - e non intesi come
sacramenti o cerimonie – sono avvenuti al momento della
mia concezione, quando lo Spirito Santo unito al Padre si è
unito anche a me, facendo così di me un battezzato e un cresimato
secondo lo Pneuma Paterno. Battesimo e Cresima, in
questa ottica, sono strettamente uniti, sono un’unica realtà
sostanziale, poi divisasi nel percorso storico della persona.


Satana mi ha confezionato, seguendo questi passaggi:
1) Gli occorreva un istinto al comando: me lo ricava spezzandomi
la comunione con il Padre.
2) Gli occorreva uno Pneuma Paterno alla mercè dell’istinto,
e lo ottiene infondendogli la forma dell’istinto:
me lo ha cioè istintivizzato.
3) Gli occorreva uno Pneuma Paterno trasformato in
morte dentro di me: me lo ha egoisticizzato e quindi
infernalizzato: ecco che qui c’è morte e agente della
morte. Il Padre muore in me, e lo Pneuma è l’agente
(che fa agire) di questo morire.
4) Gli occorreva il mio spirito al servizio totale di questo
Pneuma Paterno così ridotto, e alla mercè dell’istinto:
me lo ha schiavizzato.
Il tutto, in una perfetta comunione, e per tutta la mia vita
presente.

I passaggi...

I passaggi dall’essere al fare e al diventare me li fa essere
ammalati: me li fa andare sempre e tutti quanti verso la morte.

‘Lui’ che mi conosce, è dunque lo spirito di Satana; mi
conosce – dicevamo – perché Lui mi ha riconfezionato.
Mi ha riconfezionato sfruttando quello che io ho avuto
dalla mia umana e divina concezione.
Dalla concezione umana mi è venuto un corpo animato, da
quella divina Paterna uno spirito umano battezzato (e cresimato)
del Paterno: ecco il mio spirito Spiritato. Il tutto
posto dall’Agente (lo Pneuma: che fa agire) in comunione
perfetta, affinché io vivessi dello spirito di amore del
Padre. Satana ha sfruttato questo mio battesimo Paterno
cresimato. Lo ha sfruttato così: scomponendo ed alterando
le sue parti.
1) Spezzata la comunione tra corpo animato e spirito
Spiritato, ne ricava l’istinto, e me lo pone al comando.
2) L’istinto ha una sua forma: e Lui la impone sia all’amore
Paterno, che al suo Agente (Pneuma): me li ha così
istintivizzati.
3) Lo spirito di amore del Padre me lo blocca, e in direzione
mia, senza più alcuna possibilità di risalita al
Padre. Il blocco dell’amore è la sua morte; ed è una
morte viva: cioè una morte che non muore, perché non
si tratta della morte di un corpo moralizzato, ma di uno
spirito divino, quello del Padre. E così, me lo ha egoisticizzato
(bloccandolo a me).
4) Del mio spirito ne fa uno schiavo fedelissimo sia
all’Agente della morte che all’istinto.
Queste quattro componenti possono formare un meccanismo
perfetto e funzionare armonicamente solamente se
collegate in modo che una muova l’altra in questo ordine
di successione: istinto, amore Paterno, Agente dell’amore,
spirito umano. Satana me le ricollega unendole in comunione
perfetta, in modo che l’una muova l’altra per induzione:
cioè una aziona l’altra.
E le quattro componenti lavorano tutte per un solo scopo:
far passare la morte viva dell’amore dall’essere al fare, in
modo da produrre in continuità un fare istintivo di amore
per me e di odio (che è il risvolto dell’amore per me), che
vada a confluire nel mio diventare. Con quello che faccio
mi io faccio su (mi confeziono), e quindi divento. Sono
quindi due i passaggi che tracciano e segnano il cammino
della morte dell’amore:
- dall’essere al fare,
- dal fare al diventare.
Poiché la morte dell’amore avviene seguendo un cammino,
ecco che io mi posso definire: ammalato nell’amore.
Ammalato: è uno che va verso il male della morte.
Morte fisica o pneumatica (spirituale).

[Prendiamo in esame la figura del lebbroso. La lebbra fu considerata
come il male fisico che meglio ci parla di quel male
pneumatico chiamato: il peccato. Come il corpo di un lebbroso
va verso la morte per successione di marcescenza delle sue
parti, così l’amore va alla morte per atti successivi. Per questo
si è parlato della lebbra del peccato.
Ma ai nostri giorni il Padre ci porge un segno più eloquente: la
droga. Il drogarsi infatti è il piacere della morte fisica lenta e
progressiva.]

Io mi definisco e mi sento dunque un ammalato nell’amore.
Una malattia pneumatica, questa, che percepisco alla
pari di quella fisica, anzi più ancora.
Il meccanismo che la produce, installato in me, è predisposto
in ogni sua parte; è pronto a funzionare: non gli
manca né energia, né avviamento.
1) Per la parte umana: l’istinto e lo spirito umano.
L’energia è data dunque da quella forza totalmente
cieca, ma in compenso esplosiva, potentissima, infallibile
in tutto, e che è la forza dell’istinto.
2) Per la parte divina: la morte viva dell’amore del Padre
è data dalla potenza del suo Agente (lo Pneuma) cui
Satana ha imposto le qualità proprie dell’istinto.
Non gli manca neppure l’avviamento. Un avviamento che va
in ripetizione continua. Il meccanismo funziona ad ogni tocco
che proviene dal mondo esterno. Tutto mi tocca: le cose, e
ancor di più le persone. Ogni tocco mette in funzione un meccanismo
che mi darà sempre e soltanto un prodotto: la morte
(viva) dell’amore che si accumula con l’uomo che diventa.
Questo meccanismo in funzione mi ha fatto conoscere ‘Lui’:
Satana. Posso proprio dire che io lo conosco in funzione, attraverso
questo meccanismo. (Vedi il titolo al passaggio 1)

Il funzionamento del meccanismo...

Il funzionamento del meccanismo automatico.
Passaggi distinti, percorso sicuro, approdo garantito,
accoglienza generosa (o totale). Tre schiavi al comando di
uno solo. Il cammino dei tocchi esterni: dalla periferia al
centro dell’uomo.
Dio: è Lui all’inizio che mi ha confezionato. Satana mi ha
riconfezionato, sfruttando il mio battesimo Paterno e la
mia cresima Pneumatica.
1) Spezza la comunione esistente, e ne ricava l’istinto al
comando.
2) Impone all’amore Paterno e al suo Agente la forma propria
dell’istinto.
3) Mi blocca in direzione mia l’amore Paterno: ed è la sua
morte viva; e l’Agente lo sarà della morte dell’amore.
4) Il mio spirito è posto in schiavitù totale.
Le componenti del nuovo meccanismo si collocano così in
questo ordine (dall’alto verso il basso): l’istinto, lo spirito
di amore del Padre, il suo Agente, il mio spirito; con una
nuova comunione Satana le unisce in armonia perfetta, in
modo che l’una muova l’altra, e così concordemente concorrono
tutte e quattro a far compiere un cammino (di me
ammalato) verso la morte dell’amore: dall’essere, al fare,
al diventare. Così l’amore Paterno va alla sua morte insieme
alla persona che diventa.
Il meccanismo dispone di una energia umana: è l’istinto; e
di una divina: è l’Agente della morte dell’amore. Il meccanismo
è predisposto in ogni sua parte, ed è pertanto
pronto a funzionare. Siamo alla accensione (avviamento)
del meccanismo. Ci pensano le cose e le persone che,
ponendosi davanti a me, mi toccano continuamente.
1) I loro tocchi sono passaggi distinti. Disponiamo di vari
sensi; i più impegnati sono sicuramente la vista e l’udito;
molto meno, invece, il tatto, il gusto, l’odorato.
Consideriamo soprattutto la vista e l’udito. Le immagini
vanno alla vista; le parole vanno all’udito. I due sensi
– vista e udito – hanno il compito di ricevere i tocchi, e
poi di trasmetterli. Nessun tocco si ferma in essi, ma
con velocità somma vengono trasmessi al centro della
persona.
2) Il percorso è lineare: nessun tocco subisce ritardo o
dispersione. Con ordine perfetto viaggiano rispettando
la precedenza nel tempo: non uno scarta l’altro, non
uno supera l’altro, non uno spinge l’altro, non uno butta
fuori pista l’altro.
Vanno tutti a formare un traffico intensissimo, ma mai
caotico. Occorre riconoscere che ai nostri giorni la sua
intensità va crescendo in un modo esagerato.
E questa è una enorme differenza tra ieri e oggi. Ieri, un
traffico meno intenso, e con i tocchi che si svolgevano
col ritmo delle cose naturali; oggi, un traffico dalla
intensità esagerata, anche perché i ritmi vengono accelerati
da tutta una rete di mezzi di comunicazione sociale
– i cosiddetti ‘mass-media’ – che non danno più riposo
ai nostri sensi. Essi infatti sono sotto uno stimolo
incessante; e questo, si attua più che mai nelle nuove
generazioni.
3) Poiché il percorso è sicuro, l’approdo è sempre garantito.
I tocchi dove approdano?. Tutti quanti raggiungono
il centro della persona. Non è il centro fisico: quello
non c’entra. Vanno tutti al centro pneumatico. Gesù,
nel Vangelo, lo chiama ‘il cuore dell’uomo’, da cui esce
tutto quanto il suo male - ed è vero. Siccome il cuore
della persona riceve tutti i tocchi, lo possiamo anche
chiamare, a questo punto, ‘stazione vivente’. Centro,
cuore, stazione: di che cosa sono fatti?. È un centro
pneumatico: è formato dallo spirito di amore del Padre
con il suo Agente, ambedue dalla forma istintiva, e
entrambi egoisticizzati.
4) L’accoglienza dei tocchi è la garanzia dell’automatismo
di quel centro pneumatico. Esso infatti accoglie
tutto, subito, sempre e bene ogni arrivo dei tocchi esterni.
Noi siamo tentati dai tocchi esterni.
Come noi, così anche Gesù; soltanto che Gesù li blocca
al di fuori e li respinge; in noi, invece, essi hanno un
percorso facilissimo. Lo hanno sia i tocchi necessari:
quelli legati al vivere e all’operare, ma ancor di più
quelli non necessari, che hanno una potenza eccezionale.
Il compito del cristiano è di controllare i necessari,
ed eliminare i voluttuosi


Il mio sentire...

Il mio sentire.
Ad ogni tocco il mio sentire di piacere o di dispiacere.
Il sentire è proprio dell’amore. Il mio sentire è il mio
primo peccare.
Il meccanismo automatico infernale che Satana mi ha confezionato,
sfruttando il mio iniziale battesimo Paterno e la
mia iniziale cresima Pneumatica, e ricavandone l’istinto al
comando, al quale sottostanno la morte viva dell’amore
Paterno, l’Agente della morte e il mio spirito in docilissima
schiavitù, ha così il suo avviamento, ed è a ripetizione
continua e progressiva.
L’avviamento lo ottiene dalle cose e dalle persone che mi
toccano. I loro tocchi ottengono passaggi distinti, hanno
un percorso sicuro, hanno un approdo garantito e una
accettazione totale. Dove?. Tutti i tocchi confluiscono al
centro pneumatico della persona.
Questo centro si compone dello spirito di amore del Padre
e del suo Agente, ambedue informati dall’istinto e bloccati
nell’amore in direzione mia. Istintivizzati ed egoisticizzati
entrambi.
L’accoglienza che l’amore Paterno offre ad ogni tocco non
ha nulla di paragonabile con quella che noi possiamo dare
a una persona. Supponendo infatti anche un’accoglienza
sincera, due persone si affiancano solamente: una si pone
a fianco dell’altra.
È vero che noi operiamo una vicendevole penetrazione spirituale,
che quando è piacevole e vicendevole si trasforma in
comunione. Ma pure in una comunione cordiale non c’è mai
funzione insolubile, tant’è vero che ogni comunione acci-
dentale va, prima o poi, al suo esaurimento. L’accoglienza
Paterna è totalmente diversa. I tocchi non solo ottengono
piena accoglienza, ma viene loro concessa una totale immersione.
I tocchi, cioè, si immergono nello spirito di amore
del Padre. I tocchi sono fra loro, poi, non solo distinti, ma
anche diversi nella loro capacità. Uno può ricevere poco,
un altro di più, un altro ancora di più. Capacità diversa
dunque di assumere da parte dell’amore Paterno. Capacità
recettiva diversa.
In ogni immersione il tocco si carica fino al sommo di
amore Paterno, e si fonde con esso . Nessuno di noi potrà
mai contare i tocchi nella sua vita: un numero che non ha
confini. Ognuno si immerge e si satura.
E non pensiamo all’esaurimento dell’amore Paterno, perché
esso non avverrà mai, per nessuno, nemmeno per le
nuove generazioni, nelle quali i tocchi raggiungono una
intensità sbalorditiva.
L’amore Paterno non solo non toccherà mai l’esaurimento.
Il tocco carico di amore fino al sommo emerge immediatamente
durante il suo sentire.
Ascolto in udito, sento nell’amore. Il tocco carico di
amore mi da il suo sentire; ed è uno solo, inconfondibile
pronto, chiarissimo.
E il sentire non è ascoltare: è una percezione chiara e sicura
di una cosa che è per me, o è contro di me. L’essere per
me fa fluire e scorrere un piacere: sento che mi piace.
L’essere contro di me, invece, me lo volge in dispiacere. Il
dispiacere, infatti, è dal suo essere contro di me. Ogni
tocco, dunque, ottiene il suo sentire. Ogni sentire si carica
di piacere per me, e si carica di odio contro di me. Tocchi
continui; sentire continuo; peccare continuo: il sentire è la
prima comparsa del peccare.

L'amore di odio...

L’amore di odio. Il sentire dell’amore è piacere e dispiacere.
Piacere: se è per me. Dispiacere: se è contro di me.
È il piacere della morte viva: l’amore di odio.
I tocchi esterni ordinatamente confluiscono tutti al centro della
persona. Questo centro si compone di spirito di amore del
Padre, del suo Agente, ambedue istintivizzati ed egoisticizzati:
informati dell’istinto e bloccati in direzione mia. I tocchi si
immergono nell’amore Paterno, e ognuno si carica di amore
secondo la sua capacità. Poi, in perfetta fusione con l’amore,
emergono. Emergendo, ogni tocco mi dà il suo sentire. Mi fa
chiaramente percepire se la cosa o la persona che mi ha toccato
è per me o è contro di me. Se sento che è per me, il tocco di
amore mi fa scorrere un piacere. Se sento invece che è contro
di me, il tocco di amore mi fa scorrere un dispiacere. Il piacere
è dall’amore per me; e il dispiacere, da dove viene?.
Abbiamo bisogno di una sosta su queste due realtà che si fanno
sempre presenti nel nostro sentire: sento che mi piace, e ne ho
piacere; sento che non mi piace, e ne ho dispiacere.
Guardiamole separatamente, e poi mettiamole a confronto.
1) Quando sento che una cosa o una persona è per me, il
tocco di amore mi fa scorrere un piacere immenso.
Questo piacere è il contenuto specifico dell’amore
Paterno. L’amore Paterno infatti è piacere vero, piacere
grande, è piacere inesauribile, è un piacere insomma che
sa di Paradiso. Il Paradiso lo affermiamo e lo diciamo
noi stessi, oggi più di ieri, perché la corsa ai piaceri oggi
è frenetica, e sembra proprio inarrestabile. Andiamo
pazzi per i piaceri della vita: per quelli che si attingono
dal corpo, e per quelli che si attingono dallo spirito; ma
alla base vi è un grande e inesauribile piacere: quello dell’amore
per me. Il Padre me lo lascia godere tutto, e non
me lo nega mai. Abbiamo la facile impressione che
l’amarci sia vita, che sia vita crescente, che sia vita inebriante
e vita affascinante, e non saremmo mai disposti a
rinunciarvi. Forse però qui c’è un magico inganno. E a
scoprirlo ci aiuta proprio il dispiacere.
2) Quando una cosa o una persona sono contro di me, io
lo sento subito e sempre. È allora che mi si fa l’odio.
L’odio è fatto solamente di morte, e non di morte
morta, come può essere quella di un cadavere; ma di
morte viva, la quale può fare azione, e l’azione che fa è
di morte. L’odio è dunque morte viva dell’amore, pronta
a fare azione di morte su quello che non mi piace.
L’odio così fatto da dove viene?.
3) Siamo al confronto tra amore per me e odio. Se le cose si
dispongono per me, allora scorrono nella linea dell’amore,
e questo mi può dare tutto il piacere che il tocco può
portare. Ma quando le cose contrastano con la linea dell’amore
per me, l’amore mi fa volgere contro: è una
immersione totale che non mi dà più piacere, ma ansia,
timore, paura; e scatena tutto l’amore per me contro il mio
nemico. Allora l’amore per me mi inganna fin quando le
cose o le persone sono in mio favore, ma viene allo scoperto
quando le cose o le persone sono contro di me.
Allora è chiarissimo che l’amore per me non è altro che
odio. E poiché l’odio è morte viva, anche l’amore per me
è odio e morte viva dell’amore Paterno. E questo intendiamo
dire allora con l’espressione: amore di odio. Amarmi
è odiare me e gli altri. Tanto mi amo, altrettanto odio. Tutti
si amano, quindi tutti odiano. Soltanto la falsità ci può far
dire: io non odio nessuno.

Il meccanismo...


L’amore di odio mi vuole grande, mi vuole potente, mi
vuole gaudente.


Satana mi ha confezionato, e la sua confezione funziona

così: ogni tocco esterno arriva al centro della persona.
Si immerge poi nello spirito di amore del Padre, e se ne
carica secondo la sua capacità.
E ne emerge così carico di amore.
a) Da quel momento lo chiamo tocco di amore. E ogni
tocco di amore mi dà il suo sentire.
Se il tocco di amore è per me, sento che mi piace; se
invece è contro di me, sento che non mi piace.
Se sento che mi piace, tutto il suo amore va per quella
cosa o per quella persona. Se sento invece che non mi
piace, tutto il suo amore gli va contro. L’amore contro
non è altro che l’odio.
b) Da questo momento possiamo dunque cominciare a
parlare di amore di odio o di amore di morte.
L’amore per me è tutto odio, è tutta morte viva dell’amore.
In base a che cosa l’amore nel tocco mi dà
quel duplice, diverso sentire?.
Nell’amore Paterno egoisticizzato, c’è una volontà
istintiva.
Per istinto l’amore Paterno mi vuole con alcune precise
qualità, e me le vuole nel modo più assoluto, senza
mai ammettere alcun compromesso, neppure minimo.
1) L’amore di odio mi vuole sempre grande, mai piccolo.
Grande: davanti a me, davanti agli altri e davanti a Dio.
Se non riesce a rendermi tale davanti a me stesso, io mi
rodo di rabbia. Se non riesce a rendermi tale davanti
agli altri, io mi consumo nell’invidia.
Se non riesce a rendermi tale di fronte a Dio, per vendetta
mi fa gridare la mia sconfitta. Ma mi fa falsamente
grande: grande di morte.
Per farmi grande l’amore di odio mi suggerisce qualsiasi
mezzo, ma tutti quanti e sempre di menzogna. Mi
faccio grande dunque con ogni sorta di menzogna. È
evidente che l’amore per me mi vuole grande non per
l’al di là, ma solamente per qui e ora: mi vuole grande
in questo mondo, e in questa vita.
E per questo, mette mano su tutto il bene che è a mia
disposizione.
Più bene abbiamo, e più grandi ci sentiamo. Questo, in
effetti, è il pericolo infernale incombente sulle persone
di Chiesa, e in particolare su noi sacerdoti.
2) L’amore di odio mi vuole potente: è la mia grandezza
che ora può fare tutto ciò che vuole. Grandezza e potenza:
si alimentano a vicenda. È la calamita dell’associazione.
Uniti. Associati per potere quello che da soli non
possiamo.
3) L’amore di odio mi vuole gaudente. Per questo siamo
pronti a tutti i piaceri della vita, e per conseguirli non
trascuriamo mai né la grandezza né la potenza.
L’amore di odio mi forma così come una persona infernale:
grande, potente, gaudente, qui e ora, in questa mia vita.

Attenzione al meccanismo...

Ci poniamo ora di nuovo con la nostra attenzione davanti
a quel meccanismo infernale che Satana mi ha confezionato
alla mia umana concezione, per coglierne meglio il
suo funzionamento.
I tocchi esterni di cose o di persone, percorrendo canali
diversi, arrivano al centro della persona: è il suo centro pneumatico;
ed esso è composto dallo spirito di amore del Padre,
che mi si è dato da vivere, e che Satana mi ha poi egoisticizzato
ed istintivizzato. I tocchi si immergono nell’amore
Paterno e se ne caricano fino al massimo della loro diversa
capacità. Quello che ne emerge è un tocco di amore.
L’amore toccato mi da un sentire: il mio sentire. Se è per me,
sento che mi piace; se è contro di me, sento che non mi
piace, e allora tutto il suo amore gli va contro. L’amore che
va contro il tocco è odio. L’amore per me è odio, e perciò lo
chiamo anche: amore di odio. L’odio è la morte viva dell’amore
del Padre. Questo amore di odio mi vuole grande,
potente, gaudente; mai piccolo, mai impotente, mai infelice
umanamente. Così abbiamo esaurito la conoscenza del sentire:
ad ogni tocco io sento dell’amore per me. Se tutto si
avesse a fermare ed esaurire qui, nel sentire!. Il mio male
non si aggraverebbe. Invece, il mio sentire non è altro che la
prima comparsa della mia malattia pneumatica. Sento di
amarmi, e sento di odiare. Il mio sentire è il primo atto in cui
si fa la morte dell’amore.
Dovrei intervenire prontamente, e scioglierlo completamente.
Dicendomi di no al sentire, scioglierei la morte dell’amore,
e la trasformerei in vita. Ma chi mai riesce ad essere presente
al suo sentire per scioglierlo al suo primo apparire?
Chi può avere la capacità di farlo prendere o uccidere quando
dal sentire io devo passare immediatamente all’agire?.
Infatti, ad ogni sentire, ecco il suo agire. Dico che devo, poiché
c’è qualcuno che mi costringe a farlo. Chi può essere mai
questo qualcuno? E io sono dunque schiavo?. Questo qualcuno
deve essere colui che mi fa agire l’amore, che me lo
manda in azione. È l’Agente dell’amore: ecco colui che è
sempre con l’amore. E anche in Dio, l’amore ha il suo
Agente. L’amore divino infatti non può agire da se stesso,
perché esso si rende incapace di una anche pur minima azione.
Infatti, lo spirito di amore divino sia nella Trinità infinita,
come in quella finita (in me), si dà da vivere cedendosi espropriata.
E l’esproprio consiste nell’assenza di ogni capacità
operativa. Quindi, per vivere e per darsi da vivere (in me) ha
assolutamente bisogno di uno che lo faccia agire. Questo uno
lo chiamiamo: l’Agente. Ed è la terza persona divina: lo
Spirito Santo. Così è sempre stato chiamato da tutti: Spirito
Santo; ma in questo nostro contesto lo chiamiamo più adeguatamente:
Pneuma, o meglio ancora: Agente dell’amore.
Infatti, è sempre con l’amore Paterno: sono inseparabili nel
modo più assoluto, sia nella vita dell’amore, come nella
morte dell’amore. Se il Padre, in me, è nella morte, eccolo lì,
Lui, lo Pneuma, a fare da Agente della morte. Inseparabile,
sì, dal Padre; ma anche divisibile, in rapporto al Paterno, al
Figliale (in Gesù), e in me. Dal Padre è inseparabile. In me,
lo Pneuma fa agire (è l’Agente) l’amore Paterno, e fa agire
pure se stesso: mi ha battezzato e mi ha cresimato.
Non c’è battesimo se non con la cresima, allora, e simultaneamente.
Inseparabili loro, dunque, e inseparabile anche la
loro azione. E ciascuno di noi è stato in questo modo battezzato
e cresimato alla sua concezione; e così anche può essere
battezzato e cresimato nella sua maturità spirituale.

Agente della morte...

Agente della morte dell’amore. Agente dunque di Satana.
E coagente mio: tutto per me, e insieme con me.
E il mio agire gli dà una crescita continua. Quindi cresce,
come Agente della morte, di Satana e come coagente mio.
E il suo fare ha le qualità dell’istinto.
La prima sintesi, a questo punto, la possiamo esprimere
così: “Ad ogni tocco, il mio sentire”.
E la seconda sintesi, che abbiamo cominciato a svolgere,
è: “Ad ogni sentire, il mio agire”. Dal sentire, io devo passare
all’agire. Colui che mi costringe a questo passaggio è
lo Pneuma Paterno: l’Agente dell’amore Paterno, e dal
Padre inseparabile.
Ogni qualvolta la concezione umana viene battezzata
dello spirito di amore del Padre, viene anche simultaneamente
cresimata dal suo Agente.
Ed è proprio per questo che un battesimo è sempre anche
cresimato. Se non lo è, non esiste.
Battesimo Paterno Cresimato, dove lo spirito di amore del
Padre e il suo Agente formano il centro della persona.
Amore Paterno ed energia Pneumatica sono dunque il mio
centro. L’amore mi da il sentire; l’Agente mi dà l’agire. Lo
può fare perché è energia divina dell’amore Paterno.
E il mio è un centro di morte Paterna, e il suo Pneuma ne
è l’Agente di morte. E io me lo sono così trovato il mio
amico più sincero e più fedele.
Quello che fa, infatti, lo fa tutto quanto e soltanto per me.
Ma un tragico amico, perché quello che fa è tutto per la
mia morte: quella dell’amore. Proprio perché Satana mi ha
egoisticizzato sia l’amore Paterno, sia il suo Agente.
Ed è anche coagente mio: non fa mai da sé, ma sempre con
me. Prima si serve della mia istintività, poi della mia
razionalità.
Per natura, lo Pneuma è l’Agente dell’amore Paterno; e
per formatura è diventato l’Agente di Satana. Non pensiamolo
dunque molto indaffarato Satana, dal momento che
ha piegato - al suo totale servizio e senza la possibilità di
opporgli alcun rifiuto – l’Agente dell’amore Paterno. E
per tutta la mia vita anch’io ora gli sarò schiavo, e fedelissimo.
Le qualità del suo agire:
1) L’Agente della morte fa sempre agire ad ogni sentire.
Non c’è un sentire che non segna il suo agire, fosse
anche soltanto nel desiderio.
Quando mi si dice che il vedere certe situazioni non fa
né caldo né freddo, io faccio questa riflessione: il sentire
c’è sempre; tu credi di non averlo, ma esso ha il primato
in te. E anche il piccolo e banale sentire va a fare
massa con il grande sentire.
2) L’Agente fa velocemente, perché fa fulmineamente. La
sua velocità nell’agire è la massima possibile: più veloce
di così non si può essere.
3) Fa potentemente: la sua forza è travolgente. È la forza
di un uragano, di una valanga, di un’atomica.
4) Fa infallibilmente: non sbaglia mai. Mi fa sempre prendere
ciò che mi piace, come mi fa sempre eliminare
quello che non mi piace.
Non possiamo ora non constatare la sua crescita ininterrotta.
Cresce la persona, facendo crescere anche l’amore di
odio; cresce il suo Agente, e la sua crescita può raggiungere
vertici tali da non potersi più sfibrare né fiaccare.
Più ci amiamo, e più odiamo; e più gigante, nel frattempo,
si fa l’Agente della morte.

Assistiamo al vuoto...

Assistiamo al vuoto desolante di vocazioni sacerdotali e
religiose, e anche al crudele fallimento della vocazione
matrimoniale.
Satana ci ha rifatti, in un meccanismo automatico infernale
tale che noi ora lo dobbiamo assolutamente seguire nel
suo perfetto funzionamento. La parte che abbiamo svolto
finora l’abbiamo concentrata in due affermazioni:
1) Ad ogni tocco, il mio sentire.
2) Ad ogni sentire, il mio agire.
Mi è imposto dall’Agente della morte dell’amore Paterno.
E Satana ne ha fatto il suo Agente. L’Agente agisce poi su
di me e insieme con me: coagente leale e fedele.
Mi fa agire sempre la morte dell’amore: velocemente,
potentemente e infallibilmente. Vediamo la sua azione in
concreto. Come Agente nel tempo: è l’Agente del mio
amarmi, è l’Agente del mio odiare. E poiché mi fa prendere
ciò e chi mi piace, ed eliminare ciò e chi mi è contro,
Lui è l’Agente dei piaceri della vita, come è l’Agente dei
piaceri della morte.
1) Agente dei piaceri della vita. Globalmente, è l’Agente
del piacere del vivere e dello star bene. In dettaglio: è
l’Agente del piacere della casa, del piacere della tavola,
del piacere del vestire, del piacere del sessuare, del piacere
della droga, del piacere del grandeggiare, del piacere
del dominare. È l’Agente del piacere della comunione
egoistica: della comunione amicale semplice, della
comunione amicale composta o sessuale, della comunione
maritale o sponsale, della comunione genitoriale,
della comunione figliale, della comunione associativa.
2) Agente dei piaceri della morte. Agente quindi dell’odio
aggressivo, Agente dell’odio difensivo, Agente del piacere
della vendetta, della vittoria sul nemico, della
disgrazia altrui. Agente del piacere della violenza, del
terrorismo, della tortura, del massacro, della strage, del
genocidio, della guerra, dello sterminio. Agente del
piacere del divorziare e dell’abortire. È l’Agente di tutti
gli orrori e i misfatti della storia umana.
Ora lo vediamo con chiarezza, e lo possiamo scorgere con
sicurezza in ogni tragico evento. Non possiamo più, a questo
punto, né maledire, né esecrare, né condannare quelle
situazioni. Certo che non le approviamo!…Ma ne abbiamo
una grande pietà, una profonda compassione, e un
grande dolore, per un Agente che da Satana è stato costretto
a far agire la morte dell’amore del Padre, in tutte quelle
situazioni. E questo è ciò che avviene nel tempo. Ma
allora, farà questo anche nell’eterno? – ci chiediamo. C’è
una bestemmia riferita dal Vangelo: “In verità vi dico:
tutto sarà perdonato ai figli degli uomini; ma chiunque
bestemmia contro lo Spirito Santo, non avrà perdono in
eterno, ma è reo di eterno peccato”. È bestemmia reale. Se
infatti nella vita della persona prevale l’agenzia della
morte dell’amore, lo Pneuma sarà l’Agente della morte
eterna. Lo Pneuma terrà fissata eternamente la morte dell’amore,
e colui che si è fatto su in comunione con essa.
L’Agente della morte renderà eterno l’inferno, che non è
altro che la morte viva dell’amore. Da ultimo, consideriamo
l’opera dell’Agente riguardo alle nuove generazioni,
che Egli ha in mano saldamente. Le ha anzitutto sganciate
da ogni dipendenza d’autorità: disfatta l’autorità divina,
ecclesiale e famigliare. E le va concentrando in casa propria:
in se stesse. Non lascia loro più credere né accoglie
re qualsiasi voce invitante al bene. Ha poi ingigantito il
loro sentire, e le va inabissando così nelle più sbiadite
forme di amore per sé e di odio. Ne sta facendo generazioni
mostruose. Se guardiamo con pietà e compassione, non
possiamo che accettare in silenzio e con amore l’infernale
agenzia di morte operante in esse. Quello che stanno
diventando, se lo vedranno: per gli uni sarà l’abisso eterno,
per gli altri una stupenda fioritura di Chiesa rinnovata.

L'agente della morte...

L’Agente della morte coinvolge prima la mia intelligenza
che è schiava quiescente. Svegliata e fatta lavorare con il
piacere, e contenta della sua schiavitù.
Abbiamo elaborato due sintesi:
1) A ogni tocco, il mio sentire.
2) A ogni sentire, il mio agire.
Quello che ci porterà alla terza sintesi è che tutto il mio
sentire deve appunto passare all’agire. L’Agente della
morte mi costringe a prendere ciò e chi mi piace, e a scartare
ciò e chi non mi piace. È Lui l’Agente dei piaceri
della vita (amore per me) e dei piaceri della morte (odio).
Lui mi fa agire, ma insieme con me, per cui siamo coagenti:
agiamo insieme. Il primo agire impegna solamente la
parte più ignobile della persona: l’istinto. Prendo e scarto,
per istinto, senza che me ne accorga. Ma la persona non è
tale per il suo istinto, anche se esso è al comando. La persona
rimane tale per il suo spirito, che opera nelle due
facoltà: intelligenza e volontà. Ma lo spirito dell’uomo è
schiavo totale direttamente dell’amore Paterno e del suo
Agente, e indirettamente dell’istinto. Il mio spirito è uno
schiavo quiescente: entra in azione soltanto quando viene
destato. Gli impulsi che me lo svegliano seguono questo
cammino: dai tocchi, all’istinto, all’amore per me, al sentire,
all’Agente; e l’Agente sveglia il mio spirito.
Non tutto insieme; ma la facoltà che precede sempre l’altra
nel suo funzionamento, sveglia l’intelligenza.
E l’intelligenza è subito svegliata, ed è pronta al lavoro. Il
primo lavoro: l’attenzione.
L’occhio della mente si mette a guardare, a vedere, ad
osservare, Più volte si trova davanti al fatto compiuto: il
piacevole l’ho già preso, lo spiacevole l’ho già eliminato.
Immediato è un palpito di gioia; ed essa gode del piacere
della vita e del piacere della morte.
Ma non sempre l’operazione può farsi subito e solo
d’istinto. È allora che la mia intelligenza si applica seriamente
alla fatica del ragionamento.
1) Sulla cosa o persona che non si può prendere subito
svolge una serie di acuti ragionamenti; esamina le possibilità;
dei mezzi più adatti ed efficaci per impossessarsene.
Esamina indistintamente i mezzi buoni e quelli
cattivi. Prevede gli ostacoli che lo possono impedire.
Prepara la finzione, l’inganno, sicuramente la menzogna
qualora si debba celare. Studia il momento più
sicuro ed opportuno per effettuare il colpo di presa.
2) Ancor più profondo e acuto e continuato è il ragionamento
che svolge quando c’è un nemico da eliminare.
Indaga sulla entità del male ricevuto; si scrutano le
intenzioni del nemico; cerca di precedere i colpi successivi;
studia e prepara la vendetta; procura la menzogna
per celare più efficacemente; raccoglie quanti aiuti
la possano coadiuvare.
Va insomma elaborando un piano ben congegnato per eliminare
il nemico.
Un lavoro lungo, difficile, pieno di passione. La mia intelligenza
così si appassiona all’amore di odio. Vi lavora
sempre, prontamente, generosamente, ciecamente, senza
domandarsi se la cosa sia buona o cattiva; gioiosamente,
in modo instancabile, ragiona giorno e notte: nella fatica,
nel riposo, e non si stanca mai. Sulle materie di scuola è
subito presa dalla noia, dalla tristezza e dalla stanchezza
per l’amore di odio di tutta la sua capacità. C’è una forza
che la spinge a tanto: il piacere del prendere e dell’eliminare.
C’è un miraggio che la attira: poter aver parte alla
gioia del possesso o dell’eliminazione. Così, tutta la mia
intelligenza è al servizio fedele dell’amore di odio, nello
stile di uno schiavo che ama la propria schiavitù.

Il piacere alla mia guida...

L’Agente della morte, tramite la mia intelligenza, coinvolge
la mia volontà, e la convince.
Le sintesi già formulate sono due:
- A ogni tocco, il mio sentire.
- A ogni sentire, il mio agire.
L’Agente della morte mi costringe a farlo, insieme con
Lui. Ma non solo per istinto come avviene per la prima
azione, ma anche per razionalità e per volontà. L’Agente
della morte coinvolge prima la mia intelligenza: da schiavo
quiescente si sveglia ad ogni sentire e si avvia al suo
lavoro. Lo fa quando la cosa o la persona piacevole non è
subito prendibile; lo fa quando la persona nemica non è
subito eliminabile. Il suo lavoro è eccellente, non conosce
mai stanchezza; lo fa gioiosamente per il piacere che
l’Agente le passa, e per la mira del godimento a presa o ad
eliminazione avvenute. Uno schiavo che ama con passione
il suo lavoro di schiavo. Facile anche comprendere che
l’intelligenza qui ha una sua crescita. E il suo impiego
pure va a ritmo crescente; cresce dunque la sua applicazione.
Nel bambino, il meccanismo funziona più istintivamente
che razionalmente; nella persona adulta funziona
più razionalmente che istintivamente. La mia intelligenza
per fare ciò che vede però ha assoluto bisogno della volontà.
Sono, queste, due facoltà una radicata nell’altra; intimamente
unite, e strettamente indipendenti. Si può volere
solo quello che in prima si è conosciuto.
Pertanto, la mia intelligenza influisce direttamente sulla
mia volontà. Lo fa con la conoscenza. Più la conoscenza è
piena, è chiara, è profonda, acuta, e più influisce sulla mia
volontà. L’intelligenza influisce sulla volontà per avere
consenso e concorso.
La mia intelligenza non può acconsentire né rifiutare: questa
azione spetta unicamente alla mia volontà. Lavorano
dunque una per l’altra, vicendevolmente: la prima per la
seconda, e la seconda per la prima.
La volontà si sveglia al tocco della conoscenza.
Svegliandola, la chiama; chiamata, la attrae; attratta, se la
unisce; unita, se la lega, e quando è brava se la lega anche
indissolubilmente. Allora diciamo che l’intelligenza ha
convinto la mia volontà, e se la sposa. Convincere vuol
proprio dire: ‘vincio-cum’: vincere con: è l’intelligenza
che si lega la volontà.
Quando l’intelligenza ha convinto la volontà, ambedue
così legate insieme compongono una coscienza: che è
sempre una conoscenza convinta: che si è collegata, si è
assicurata la volontà, il volere; e quindi l’agire. È l’operazione
più difficile, che nel meccanismo automatico avviene
sempre e stupendamente bene. Èanche l’arte degli educatori
del bene: riuscire ad attrarre la volontà della persona
che vogliono educare. Dio in questo senso è espertissimo;
e più abbiamo di Dio, più siamo liberi nell’educare.
Dio, infatti, affascina facendo il piccolo; e così, un educatore
affascina facendo il piccolo. Ma, su questo punto, ci
ritorneremo presto.

La conoscenza convince...

La conoscenza convince la mia volontà con il piacere.
Questo, però, sfianca e svuota sia l’una che l’altra.
Teniamo sempre d’occhio le due sintesi del funzionamento
del meccanismo automatico che Satana mi ha bene impiantato:
- Ad ogni tocco, il mio sentire.
- Ad ogni sentire, il mio agire.
L’Agente della morte mi costringe a prendere ciò che mi
piace ed eliminare chi non mi piace. Me lo fa fare per istinto
se subito è fattibile. Ma quando si frappongono delle difficoltà,
allora coinvolge la mia intelligenza; la sveglia col
sentire, e la fa lavorare col piacere. L’intelligenza esegue il
lavoro da schiava perfetta. Per fare quello che ha conosciuto
essa ha però bisogno della volontà, alla quale chiede il
consenso e il concorso. Svegliatala, la chiama; la attrae; se
la unisce; se la lega: la volontà è convinta, e concorrerà
prontamente a realizzare il conosciuto. Grande ammirazione
dobbiamo provare di fronte alla nostra intelligenza, la
quale riesce sempre a convincere la mia volontà ogni qualvolta
ma la chiama ad amarmi e ad odiare. Me la fa sempre
convinta. Il segreto non dobbiamo cercarlo nelle qualità
dell’intelligenza umana: non sono assolutamente decisive,
queste. Per sé non occorrono delle qualità pregiate; nel
bambino, ad esempio, sicuramente non ci sono, eppure essa
riesce sempre e comunque a fare convinta la volontà.
Sicuramente l’intelligenza deve passare alla volontà le conclusioni
del suo lavoro. Quando le comunica che la cosa è
prendibile e il nemico eliminabile, la volontà si sveglia; ma
quella telefonata non è ancora decisiva.
L’attrazione magica la esercita la qualità della mia conoscenza:
essa è piacevolissima. Il piacere della conoscenza
viene da lontano: dal centro della persona, che si compone
dell’amore Paterno e del suo Agente egoisticizzati. Vi scoppia
al sopraggiungere di ogni tocco. Il piacere lo si sente.
L’Agente lo passa all’intelligenza per il lavoro,e questa alla
volontà. Così il piacere si espande, però non si diluisce, anzi
col suo impiego va accrescendosi sempre più. Quando giunge
alla volontà è una forza tale che la volontà viene letteralmente
aspirata ed assorbita. Il piacere dell’amarmi e dell’odiare
è un vero incantesimo per la mia intelligenza e per
la mia volontà. C’è, a questo punto, da fare una riflessione
di passaggio: se la piacevolezza della morte dell’amore mi
possiede tutto in quel modo magico, che cosa non farà la
piacevolezza della vita dell’amore che mi possiederà nella
patria celeste?. Il paradiso del piacere terrestre non può dunque
che rimandarmi a quello celeste. Il piacere dell’amarmi
e dell’odiare ha veramente del magico, e mi rende facilissima
ogni cosa: facile il pensare, facile il volere, facile il realizzare.
Sicuramente Satana ottiene tutto dall’uomo, e con
estrema facilità. Soprattutto, ottiene un risultato meraviglioso.
Il piacere rende facile ogni cosa; ma l’intelligenza ne
esce fuori logora e sciupata, e la volontà esausta e sfinita.
Ambedue sfinite quando c’è poi da affrontare quello che
non piace. Per il male una carica fenomenale di entusiasmo
e di ardimento; per il bene una sfinitezza e una incapacità
quasi totale. Così stanno le nuove generazioni: ardimentose
nel male, ma sfinite nel bene.
Dobbiamo comprenderle, ed averne una grande pietà. Una
vita di piacere sfianca ed abbatte anche i campioni. Da qui,
ecco che ora sboccia la terza sintesi che è bene affidare alla
mente: “Ad ogni agire, il mio acconsentire”.

La conoscenza istintiva...

La conoscenza istintiva convinta: coscienza istintiva:
unica guida delle nuove generazioni.
Abbiamo raccolto il meccanismo automatico infernale
che Satana ci ha bene impiantato in tre successioni sintetiche:
- Ad ogni tocco, il mio sentire.
- Ad ogni sentire, il mio agire.
- Ad ogni agire, il mio acconsentire.
Funzionando, cosa produce?. Il meccanismo non è fine
a se stesso. Ora, il meccanismo automatico funzionante è
costituito di una realtà umana nuova, che diventa la regola
guida dell’uomo. La realtà nuova si chiama coscienza.
1) Per sé la coscienza è una conoscenza razionale convinta:
capace di aspirare e di assorbire completamente la
volontà, che si dispone al servizio dell’intelligenza. La
conoscenza razionale è un’attività esclusiva della mia
intelligenza.
2) Ma anche la mia istintività ha una sua conoscenza che
per il modo di farsi e per gli elementi impiegati prende
il nome di conoscenza istintiva. Ora, questa conoscenza
istintiva, che si va accumulando di continuo, finisce
per comporre una conoscenza convinta: una coscienza
che si qualifica come istintiva.
Alla conoscenza istintiva concorre la parte istintiva del
meccanismo automatico: l’istinto, con tutto quello che è
informato da esso. Ha la forma dell’istinto: il centro della
persona: lo spirito di amore del Padre con il suo Agente;
dal primo parte il sentire istintivo, dal secondo l’agire
istintivo. Il centro della persona è stato istintivizzato da
Satana: gli ha imposto la forma dell’istinto. La conoscen-
za istintiva si distende in questo percorso: i tocchi veicolati
dall’istinto giungono all’amore per me, che mi dà il
suo sentire: mi piace o non mi piace. Quel sentire azionato
dall’Agente mi fa prendere quel che mi piace ed eliminare
chi non mi piace. Per istinto mi amo e odio. Tutti i
tocchi concorrono alla conoscenza istintiva e tutti li fa
istintivamente convinti: ecco la coscienza istintiva. Sono
tutti fortemente collegati e convergenti a un’identica azione.
C’è comunione perfetta tra di loro.
A quale età della persona si deve assegnare la formazione
della coscienza istintiva?. A quell’età in cui l’essere
umano ancora non dispone della sua attività razionale.
Sono gli anni dell’infanzia. Vi funziona esclusivamente il
meccanismo nella sua parte istintiva.
La sua formazione è graduale e bene sopportata nella crescita,
e a quattro anni si può dire sicuramente confezionata,
anche perché a quell’età si nota già la presenza e appare
chiaramente un’attività incipiente razionale che dapprima
si inserisce sulla istintiva, e poi gradualmente la va
sostituendo. A quattro anni la coscienza istintiva è presente
nella sua pienezza e l’infante va pienamente convinto di
prendere ciò che gli piace e di scartare ciò che non gli
piace. L’infante ha la sua guida per il resto della sua vita:
una guida cieca.
Una guida fatta di morte viva dell’amore, fatta di amore di
odio, una guida verso la morte eterna dell’amore. I genitori
non ne sanno nulla; anzi, ciecamente, pensano e sentono
e parlano dell’innocenza dell’infante. Peggio ancora:
sono gli animatori di quella formazione, pronti a fornirgli
tutto ciò che piace per farlo contento, e prontissimi ad
accumulare la piacevolezza delle cose per sciogliere i suoi
capricci. Educatori accecati ed accecanti.
Quella coscienza non è solo conoscenza, ma accumulo di
morte dell’amore, che va a comporre la massa dell’inconscio
che ci terremo addosso fino alla fine dei tempi.
Una guida, quindi, abbiamo visto, seguita e creduta. La si
sente e crede in proprietà personale, mentre invece viene
imposta da Satana.

Razionalità suscitata...

La razionalità suscitata dalla conoscenza sensibile; sollecitata
dalla parlata materna (contenitore che vuole riempirsi),
dalla pressione istintiva pneumatica, e dalla non
prendibilità o eliminabilità.
Il meccanismo automatico infernale, che Satana ha bene
impiantato alla mia umana concezione, funzionando mi va
componendo. Compone per me. Che cosa mi va componendo?.
Mi va componendo una serie di conoscenze. Non
sono conoscenze pure e semplici che mi lasciano indifferente
ed immobile, ma si vestono di una pregiata ed ambita
qualità: sono conoscenze convincenti; quindi, mi va
componendo una serie di coscienze. Le coscienze sono
come centrali operative: presiedono, guidano, e regolano
l’agire della persona. La prima l’abbiamo vista farsi nella
parte istintiva del meccanismo: istinto, amore per me, col
suo Agente, ambedue informati dall’istinto col loro rispettivo
sentire ed agire conseguente. La conoscenza istintiva
si inscrive in tutti gli elementi del meccanismo automatico;
il suo accumularsi va componendo una coscienza istintiva.
A quattro anni è già così ben formata e composta, da
poterla definire matura e perfetta.
È il primo componimento: la coscienza istintiva. Ormai
essa è l’unica guida della quale dispongono le nuove generazioni.
È la coscienza dei primi anni di vita.
Ad essa non ci si ferma, a meno che una demenza impedisca
l’evolversi della razionalità. Ma lo sviluppo ordinato
dell’infante porta sicuramente all’accensione prima, e poi
allo sviluppo graduale della sua razionalità. La parlata
materna, da abilissima, dà un contenitore verbale ai primi
germi di razionalità accesi dalla conoscenza sensibile. Le
sollecitazioni vengono dalla conoscenza sensibile, la
quale è ordinata a quella razionale.
Dalla vista sensibile a quella spirituale.
Dalla sensibile alla spirituale-volitiva.
Dai sensi si passa all’intelligenza.
1) Il primo stimolo è dato dalla crescita di una pressione
pneumatica nella coscienza istintiva. Il bimbo, senza
pensare né volere, per istinto prende ciò che gli piace e
scarta ciò che non gli piace. Per ogni atto istintivo si va
accumulando l’amore di odio: in morte viva dell’amore.
Il cumulo fa pressione ed avviene un travaso, un
passaggio a fuoriuscita. Per effettuarlo occorre il farsi
di un recipiente capace di accoglierlo: la razionalità. La
pressione pneumatica istintiva sollecita insistentemente
l’evolversi della razionalità.
2) A questo punto se ne affianca un secondo: la non prendibilità
immediata di ciò che piace e la non eliminabilità
immediata di ciò che non piace. Tutto questo fa balzare
su la razionalità del bambino.
La massa crescente di morte viva dell’amore vuole uscire
da un ambiente istintivo, e passare in quello razionale che
gli è connaturale. Man mano che la razionalità si espande,
la massa inconscia di amore di odio va scorrendo in essa.
Con la massa liquida di amore di odio scorre pure il sentire
proprio dell’amore per sé e dell’odio. Ma soprattutto a
rendere facile lo scorrimento è il piacere che si è accumulato
insieme con l’amore di odio.
Aperto il passaggio dall’istintività alla razionalità, non
interverrà più alcuna occlusione, perché lo scorrimento
non incontra più alcun ostacolo.
Non è detto che la coscienza istintiva si vada esaurendo.
Essa viene sempre alimentata da tutti quegli scatti istintivi
che succedono ad ogni tocco che raggiunge il centro
della persona. A questo punto, si può far luce su quegli
scatti istintivi che noi scioccamente diciamo non pronti ad
accendersi o a spegnersi. Dopo uno sfogo, non sei più
come prima, perché la morte è passata nella razionalità
con una nuova coscienza.

La razionalità...

La mia razionalità permane. Non la Paterna: intelletto di
amore accecato. Non la Pneumatica: intelletto d’azione
accecato impiegato in una sola direzione: a far agire con
prepotenza la morte dell’amore. Rispetta e favorisce la
mia razionalità. Condizione posta dal Padre? Togli la
mia, ma lasci quella dell’uomo.
Il meccanismo automatico infernale che Satana mi ha
bene impiantato alla mia umana concezione, mentre funziona
mi va componendo una serie di conoscenze che si
fanno prontamente convinte. Poiché una conoscenza convinta
si chiama coscienza, mi va dunque componendo una
serie di coscienze.
a) La prima è la coscienza istintiva. Per istinto l’infante si
convince di doversi amare e di dover odiare. La
coscienza istintiva si va accumulando nel solo meccanismo
automatico, in attesa di poter incominciare a
fluire nella:
b) Razionalità, componendo una coscienza razionale. La
sua accensione viene dalla conoscenza sensibile che
per sua funzione va muovendo la razionalità. La pressione
pneumatica in aumento, e le difficoltà presenti sia
nel prendere che nell’odiare subito vanno insistentemente
sollecitando lo sviluppo della razionalità.
La coscienza istintiva dispone di un mezzo efficacissimo
a invogliare la razionalità al lavoro per effettuare la presa
o lo scarto. Dispone infatti di un sentire fatto di immenso
piacere. Il piacere non solo la sveglia e la sostiene, ma l’attrae
e la affascina, la aspira e la assorbe.
Non c’è al mondo una cosa che lavori con tanto entusiasmo,
con tutta la mia razionalità al servizio dell’amore di
odio, calamitato dal piacere, con tanta passione e con tanta
foga, da raggiungere il fanatismo. Ci accorgiamo, a questo
punto, di non aver fatto una verifica. La razionalità si
accende, fortemente stimolata si va continuamente evolvendo,
e la sua crescita non conosce né sosta né limiti; ma
ecco ora l’urgenza di una verifica. La razionalità, Satana
me l’ha lasciata o me l’ha tolta?: E sapete perché ce lo
domandiamo? Non certo per il gusto di dubitare; ma perché
non abbiamo più riscontrato la razionalità degli altri
due (Padre e Pneuma), ed essa è sicuramente più valida e
più importante della mia. La vendetta più agognata da
Satana e più satanicamente gestita è l’aver tolto ed eliminato
la razionalità del Padre e dello Pneuma. Infatti, chi
sono questi due dei quali parliamo?
1) L’uno è lo spirito di amore del Padre, che sembrerebbe
non avere molta razionalità, perché per cedersi da vivere
si espropria, mentre la sua razionalità è quella altissima
dell’amore: ‘intelletto d’amore’ (Dante). Satana
gliel’ha spenta, uccidendo l’amore e imponendogli la
forma dell’istinto. L’ha accecata, proprio come anticamente
si faceva con il re sconfitto: gli si cavavano gli
occhi, e lo si legava al carro del vincitore nella sfilata
trionfale.
2) La cosa che ci sbalordisce è che Satana ha tolto la
razionalità anche allo Pneuma Paterno. E diremmo che
in Lui, nello Pneuma, è più vistosa la cosa, che non nel
Padre, perché è colui che fa agire l’amore Paterno: per
questo lo avevamo definito l’Agente Paterno. Non gli
ha lasciato un solo filo di razionalità, imponendogli la
forma dell’istinto. Permane l’Agente senza un minimo
di razionalità, e per questo è crudele e spietato nel farmi
agire l’amore di odio nelle forme le più sconvolgenti.
3) Satana invece non ha fatto alla mia razionalità la minima
offesa, anzi l’ha favorita, in modo meraviglioso,
passandole il piacere dell’amarmi e dell’odiare. La mia
razionalità ha ottenuto favori meravigliosi. Per rispetto,
per amore? Sognamocelo pure...

La mia razionalità...

La mia razionalità è libera? Non eliminata, ma strategicamente
superata, con la dolcezza del piacere: la mia
razionalità risulta quindi essere schiava del piacere.
Il meccanismo automatico infernale, funzionando, mi dà
una conoscenza istintiva. Il piacere che ne sento me la fa
subito convinta.
Mi si va così componendo una coscienza istintiva. Non
appena si accende la razionalità, ha inizio lo scorrimento
della coscienza istintiva in quell’altra, che dalla razionalità
prende il nome di coscienza razionale. La razionalità
viene in aiuto all’istintività quando il prendere e lo scartare
non è di facile né di immediata attuazione.
1) Abbiamo dubitato soltanto per un attimo della nostra
razionalità, perché abbiamo trovato lo spirito di amore
del Padre privo del suo ‘intelletto di amore’, come pure
abbiamo trovato il suo Agente privo dell’intelletto di
azione. Conserva ancora la sua azione, ma è talmente
fissata che non ha più nulla della razionalità, e si comporta
come una forza bruta, crudele e spietata.
Abbiamo avuto la certezza che Satana non ci ha minimamente
offeso la razionalità, anzi ha reso oltremodo
facile il suo concorso. Con che cosa ce l’ha reso facile?
2) Come ho dubitato della mia razionalità, così ora mi
sorge il dubbio che la mia razionalità mantenga e conservi
la sua libertà. Che libertà è quella razionale?. È il
poter rifiutarsi di ragionare sull’amore di odio per realizzare
la presa di ciò che mi piace, e la eliminazione di
ciò che non mi piace, e di chi mi è contrario.
Sicuramente non me l’ha eliminata: me l’ha strategicamente
superata. Rimane fuori uso; rimane, ma inefficiente.
Con quale strategia?…
Satana avrebbe potuto immobilizzarla, impedirne l’esercizio
con un atto di prepotenza: costringendola a soggiacere
all’amore di odio. Avrebbe lavorato però male, e senza
passione. Astutamente, invece, ha seguito la via opposta.
Gli occorreva un fascino che facesse da richiamo efficacissimo.
Una calamitazione che facesse da attrazione irresistibile,
una infusione entusiasmante che facesse da eccitazione.
Il fascino, la calamitazione, l’infusione, Satana le
ha ottenute da una cosa sola a sua completa disposizione.
Quale?. Lo spirito di amore del Padre è una gioia di paradiso,
è un piacere inesauribile, è un gaudio incontenibile.
Quel piacere, l’Agente lo mette in circolazione e lo va
concentrando sulla razionalità. Il piacere dapprima riempie
il mio sentire, e mediante il sentire va irradiando in
ogni direzione, quella razionale soprattutto. Il piacere la
chiama, l’attrae con estrema saporosità, ne ottiene un’applicazione
piena, totale, immediata e gioiosa. Non si rifiuta
mai, non si stanca mai questa razionalità, anche se i
ragionamenti si fanno acuti e intensi. Senza alcuna fatica,
la razionalità dà tutto quello che è possibile. La mia razionalità
viene infallibilmente piegata e vinta, dunque, dal
piacere. Possiamo tranquillamente parlare di una schiavitù;
molto diversa certo dalle correnti. Uno è schiavo con-
tro la sua voglia; per questo lo si pone in schiavitù con la
forza. Gli schiavi venivano incatenati, e tali dovevano per
forza restare. Satana non mi ha incatenato con la forza
costringendomi a fare lo schiavo suo, no. Mi ha fatto
schiava la razionalità, con i vincoli del piacere, i quali mi
piegano a una sola cosa, non contro voglia, ma con tutta la
mia voglia. Schiava del piacere è la mia razionalità. Non
può dissentire da quel mio sentire che le viene passato;
non riesce a rifiutarsi al piacere del sentire. È questa la
schiavitù fatale. Il piacere è una ragione che elimina tutte
le ragioni contro.

Il piacere dell'amore...

Il piacere dell’amore che tanto bene avvince la mia razionalità
è vero o falso? Reale o fittizio?. È una finzione: lo
sento ma non è, perché è piacere della morte.
Come fa la morte a darmi piacere. Nel drogato c’è il piacere
della morte fisica.
L’atto istintivo dell’amarmi e dell’odiare mi fa in conoscenza
istintiva. La conoscenza istintiva dell’amarmi e
dell’odiare mi va componendo una coscienza istintiva.
L’atto razionale dell’amarmi e dell’odiare, la conoscenza
razionale, mi va componendo una coscienza razionale. La
prima scorre nella seconda. Ci siamo attardati sulla razionalità
per verificarne accuratamente la consistenza.
a) La razionalità non ha subito alcuna offesa da Satana,
anzi me l’ha favorita e me l’ha incentivata, somministrandole
il piacere proprio del mio sentire, in modo da
invogliarla a servire con gioia e passione.
b) Ne abbiamo verificato anche la sua libertà. Non gliel’-
ha strappata, ma strategicamente superata. Rimane, ma
fuori uso, inattiva. Con quale mezzo?…
Il piacere dell’amarmi e dell’odiare la piega dolcemente e
decisamente verso quel che piace e contro chi non piace,
e ne fa una schiava amante della sua servitù. Non abbiamo
ancora terminato i controlli sulla razionalità. Infatti, quel
piacere che la fa schiava innamorata ci desta qualche
sospetto. Vogliamo perciò verificare se quel piacere è vero
o è falso, se è una realtà aperta o un mastodontico inganno.
Ci sono due tipi di piaceri:
1) L’uno è sensibile: e mi viene dalla cosa che mi piace,
nell’atto della sua degustazione. Quand’è che un ragazzino
sente il piacere della gola?
Quando si va aspirando la dolce presenza del gelatone
che si stringe in mano. Così tutti i piaceri sensibili, e
non ultimo il sessuale. È facile intuire che questi piaceri
sono veri, non sono finti: quello che si sente, non è
una finzione.
2) L’altro piacere è spirituale, ed è il piacere proprio dell’amore.
Lo spirito di amore del Padre è gioia, è piacere,
è gaudio paradisiaco.
Se ne carica il mio sentire non appena il tocco delle
cose e delle persone si immerge nel centro della persona:
amore Paterno egoisticizzato e istintivizzato.
È questo il piacere che l’Agente fa giungere alla mia
razionalità. È vero o è falso?
È realtà o è finzione?. È il piacere dell’amore Paterno.
Ma è piacere di amore che vive o di amore che muore?
È il piacere della vita o della morte?. Questo piacere
l’ho dall’amarmi e quindi dall’odiare. Odiare è fare
azione di morte.
L’azione di morte la si fa con una morte viva: è la morte
viva dell’amore. È l’amarmi e l’odiare. È l’amore di
odio. Il mio piacere è dunque dalla morte dell’amore,
non dalla vita dell’amore. Il mio è piacere della morte.
Come possa il piacere dell’amore venir fuori dalla morte
dell’amore, probabile che non lo avremo mai a capire.
Onestamente, a questo punto, siamo avanti a un gigantesco
mistero, che ha però un sicuro sapore. Sa di inganno
favoloso, ma non meno reale. Il piacere dell’amore di odio
è un inganno, è una falsità, è un’orribile menzogna, è una
infernale ipocrisia. Gesù parlando di Satana lo chiama:
padre della menzogna: è con essa che divenne omicida. Il
mistero, in sé buio e profondo, si va illuminando dall’esterno,
con l’apporto di segni che il Padre dona a noi. Il
piacere della morte fisica, che prima non c’era, oggi lo si
può riscontrare in un segno. È quello del drogarsi: il piacere
della morte fisica. Anche la morte dell’amore mi da
un piacere. Ma è un inganno orribile.

Il piacere che sento...

Il piacere che sento e che gusto Satana me lo ha messo ne
sentire. Le sue qualità: vero, chiaro, infallibile, che dà
pienezza. Il piacere è il pugnale con il quale mi vado suicidando.
Con il piacere mi fa amare la morte dell’amore.
Stiamo seguendo il cammino che la coscienza fa nella
persona. Dalla coscienza istintiva a quella razionale.
Satana mi ha rispettato la razionalità, anzi me l’ha aiutata
e favorita con il piacere che l’Agente della morte vi va
concentrando.
La libertà razionale me l’ha strategicamente superata: col
piacere; me l’ha messa fuori uso, al punto da farne una
schiava del piacere oltremodo innamorata della sua schiavitù.
Il piacere è l’unica ragione valida per la mia razionalità,
e va eliminando ogni altra ragione.
Che cos’è mai il piacere dell’amarmi e dell’odiare?.
L’amarmi e l’odiare è morte viva dell’amore del Padre. La
morte non ha con sé alcun piacere.
Eppure, io lo sento, e non sospetto neppure l’eventualità di
un inganno. Di quante cose diciamo. L’inganno c’è, ma
non si vede. Questo più di ogni altro è invisibile.
Solo la luce Pneumatica ce lo può svelare. Il piacere dell’amore
di odio io lo sento, ma non è; il piacere dell’amore
di odio io lo gusto in tutta la sua squisitezza, ma quel
piacere non è piacere.
Ci siamo trovati di fronte a un inganno favoloso e gigantesco.
Come ha fatto Satana a farmi sentire quello che non
c’è, a farmi sentire piacevole la morte viva dell’amore che
è desolazione disperazione?. L’inganno: il piacere che
sento piacere non è. Sento piacere quello che non lo è.
Togliermi il piacere, allora, è togliermi la menzogna.
Satana il piacere che io sento, ma che non è, me lo ha collocato
nel sentire.
1) Il mio sentire è la cosa più vera che c’è sempre in me.
Non è mai assente una sola volta: ‘Ad ogni tocco, il
mio sentire’.
2) È dalla cosa più vera che c’è in me: il mio sentire è
dallo spirito di amore del Padre di cui fui battezzato
con una concezione pneumatica.
3) Il mio sentire è la cosa più chiara, che non ammette
confusione alcuna.
4) È la cosa più infallibile, perché non sbaglia mai.
5) È la cosa più sicura, al punto che ognuno vi si abbandona
con sicurezza piena: faccio quello che sento.
Proprio a questo mio sentire Satana ha affidato la più
gigantesca menzogna. Sento che mi piace, ma il piacere
che sento non è piacere. Col piacere mi fa amare la morte
dell’amore. Col piacere io mi uccido. Satana mi uccide,
Lui che fu omicida fin dall’inizio. Prima si è suicidato Lui
col piacere della morte dell’amore, poi ha ucciso anche me
con la finzione del mio piacere. Ma allora, io sono tutto
menzogna?. Io sono una persona; non mi ha lasciato semplicemente
persona, ma mi ha fatto persona-menzogna.
Non avremmo bisogno di una conferma biblica, ma se
qualcuno la desidera si rivolga a un salmo: ‘omnis homo
mendax’: ogni uomo è menzogna. Ogni persona è dunque
piacere di amore di odio. Col piacere andiamo convinti di
vivere, mentre si va morendo; meglio, ci si va pugnalando
col piacere. E ci si va pugnalando al cuore della nostra
razionalità: quel cuore che è la verità. La mia razionalità si
sente ormai tutta al servizio della menzogna. Altro che
affermare la dignità dell’uomo!…

La chiave del mistero...

La chiave del mistero. Il sentire è la vitalità dell’amore. Il
piacere e la superiorità dell’amore. Satana non crea un
piacere che non c’è, ma modifica ciò che c’è. Costringe la
veracità del sentire a coprire la falsità del piacere.
Prosegue la riflessione sulla coscienza razionale.
Satana mi ha rispettato nella razionalità; anzi, con il piacere,
me l’ha favorita.
La libertà razionale ma l’ha strategicamente superata, passandole
una ragione così forte da mettere da parte tutte le
altre: la ragione dominante è quella del piacere.
Ma che ragione è quella del piacere?. È una ragione che ha
in sé l’inganno, che trova la sua magica copertura nel piacere
stesso. Il piacere lo sento e lo gusto, anche quando
non lo è più, perché dalla morte viva dell’amore non può
che venire desolazione e disperazione.
Il piacere della morte è menzogna orribile. L’inganno mi
fa essere una persona-menzogna. Con l’inganno del piacere
mi ha nascosto la realtà della morte dell’amore.
L’inganno del piacere lo ha affidato al mio sentire.
Il mio sentire è la vitalità dello spirito di amore del Padre.
È la cosa più vera, che proviene dallo spirito più vero, la
cosa più chiara, più infallibile, e la cosa più sicura alla
quale ogni persona affida il proprio agire.
La persona fa quello che sente. Alla cosa più vera: al mio
sentire, Satana ha affidato la cosa più falsa: il mio piacere.
In quell’affidamento ho ricevuto la chiave del mistero, che
faceva pressione nella mia mente.
Ecco l’apertura del mistero, ecco svelato il mistero. Il sentire
copre il piacere con la sua veracità. Lo spirito di amore
del Padre – come già dicemmo – è gioia, è gaudio, è piacere.
Mi si è dato da vivere in forma di concezione battesimale
con una qualità che viene dalla metamorfosi
Paterna: moribile: può anche morire.
Satana me lo ha bloccato al termine della discesa, proprio
a quel punto in cui avrebbe dovuto iniziare la sua ascesa,
con il fare della creatura che ne vive.
Pure bloccato, rimane comunque piacere. Il sentire si carica
di piacere reale: il piacere del vivere dell’amore
Paterno. Ma per istinto io vivo per me.
Quel piacere nell’atto di amarmi e di odiare dovrebbe
svolgersi in amarezza e in veleno di morte, perché l’amarmi
non è un atto di vita, ma di morte: è la morte dell’amore.
Perché il piacere rimane pure nella morte dell’amore?.
Il sentire è la cosa più vera che c’è nella persona. Satana
ha potuto costringere il sentire dell’amore Paterno a passare
integralmente la sua veracità al piacere.
Con questo passaggio il piacere fa sua la veracità del sentire.
Sentire e piacere vanno in simbiosi.
Verace il sentire, verace il piacere. La cosa viene perfettamente
e definitivamente fissata.
Il piacere si volge in realtà, in morte dell’amore. Questa
non la sento perché mi rimane il piacere che si presenta
verace per la veracità del sentire.
L’inganno è dato da un passaggio di veracità. Dalla sua
fissazione ambedue fanno da inganno: sento verace il piacere
che non è più, perché è passato in morte dell’amore.
L’inganno mi fa menzogna: la mia menzogna è il piacere
che sento ad amarmi e ad odiare, a uccidere l’amore e a
uccidermi. Satana mi ha ucciso così, e io gradualmente mi
vado suicidando con la menzogna.
La menzogna non è un bubbone che si possa strappare
radicalmente o un ascesso che si possa incidere in profondità.
Rimarrò sempre persona-menzogna che nel proprio
fare produrrà sempre menzogna.
Amandosi e odiandosi menzogna. Per amarsi e per odiare
faccio menzogna; la mente la pensa.
È la cosa più presente e sempre operante.
Più una persona si ama e odia, più fa menzogna; e tutta la
razionalità è al suo servizio.
A questo punto debbo dire che la persona ordinaria per
istinto è tutta menzogna.

Persone di Chiesa...

Persone di Chiesa: menzogna raddoppiata. Due sole
Chiese: quella Paterna e quella Figliale. Chiesa oggi è
religione, religione organizzata. La persona di Chiesa la
fa funzionale. La Paterna è fare; la Figliale è fare.
La Paterna invade la Figliale con la menzogna.
La vita dell’amore Paterno è piacere. Ma anche quando
mi si svolge in morte io continuo a sentirlo. È il piacere
della morte dell’amore. Ma poiché la morte dell’amore
non me ne può più dare, ho dovuto affermare l’inganno:
sento il piacere che non è più. L’inganno è da Satana, il
quale ha sfruttato la simbiosi tra sentire e piacere. Con la
veracità del sentire mi ha coperto la falsità del piacere.
L’inganno me lo bevo con sicura tranquillità, e mi fa cadere
nella menzogna. Con l’inganno del piacere mi faccio
menzogna.
1) Mi faccio menzogna per istinto: non appena qualcuno
mi contrasta il piacere dell’amarmi e dell’odiare.
2) Mi faccio menzogna nella mia razionalità, che si appassiona
generosamente alla difesa del piacere mediante
ogni forma di menzogna, cosicchè io mi amo menzogna.
Sono una menzogna vivente: infatti, mi amo vivente per
me. Sono una menzogna pensante, dicente e facente. Tutto
questo vale per la persona comune.
La persona-menzogna si aggrava quando noi passiamo
dalla persona semplice, alla persona di Chiesa.
Osserviamola attentamente, perché potremmo essere interessati
a questa conoscenza.
Chi è la persona di Chiesa?. È la persona che fa Chiesa
insieme a tanti altri, fa unità con altri.
E tutte le persone sono così. Infatti lo stesso spirito di
amore del Padre si dà da vivere ad ogni umana concezione:
L’irradiazione Paterna in ogni persona li unisce.
Di Chiese ce ne possono essere soltanto due. Solamente
due spiriti divini possono darsi da vivere: il Paterno e il
Figliale. Di qui, la Chiesa Paterna e la Chiesa Figliale, o
cristiana. Facendo Chiesa, io divento religioso.
Religione e Chiesa sono la stessa cosa; Chiesa però
aggiunge qualcosa alla religione. Infatti, Chiesa è una religione
organizzata. Ha una serie di organi, con una specifica
funzionalità. La persona di Chiesa è colui che fa funzionare
la organicità.
La religione è più semplice, la Chiesa è più complessa. La
Paterna è una religione non più organizzata. Funziona da
sola, e funziona nel fare. Io vivo dello spirito di amore del
Padre, e ne vivo nel fare umano.
Ma Satana me lo ha egoisticizzato ed istintivizzato, componendomi
un meccanismo automatico il cui funzionamento
mi dà amore per me e odio. La religione Paterna è
infernalizzata e rimane religione del fare.
La Figliale per essere vera dovrà essa pure essere religione
del fare, e non del dire. E di un fare contrario a quello
della Paterna. La Paterna ha una superiorità assoluta su
quella Figliale.
È prima di quella, funziona automaticamente, ha tutta la
persona: il suo essere, il suo fare, il suo diventare; mentre
la Figliale deve completamente sciogliere il fare di amore
di odio della Paterna, e solamente con una duplice libera
morte. La religione Paterna infernalizzata è regolata e
dominata dalla menzogna. È fin troppo facile che la
Paterna la vinca sulla Figliale, e la vinca facendo scorrere
e dilagare la menzogna.
Prima della Figliale il Padre ha dato la vita e sviluppo a
una Chiesa privilegiata: l’ebraica; impegnando un popolo
intero: l’ebraico.
Gesù venendo vi ha trovato persone di Chiesa ebraica; formavano
due classi sociali: gli scribi e i farisei. Li ha trovato
divorati dalla menzogna proprio nel loro impegno di
fare funzionare la loro Chiesa.

La persona di Chiesa...


Scribi e farisei con due funzioni: insegnamento e comportamento.
Si mettono loro a dire: cose insopportabili di
persone che non fanno; vanno sostituendo le cose di Dio
con quelle umane; e le vanno alterando. Essi sono ciechi
maestri di menzogna.


Un magico inganno mi sono trovato: l’amarmi e l’odiare.
La morte viva dell’amore del Padre. Ma io continuo a sentirne
piacere. È l’inganno del piacere. Il piacere della
morte. Satana me lo ha confezionato. Io me lo bevo tranquillamente,
mentre mi faccio menzogna. Quella istintiva
ottiene sempre il soccorso di quella razionale. Senza alcun
timore mi sono detto tutto menzogna.
Questo lo si dice per la persona comune. Siamo passati
alla persona di Chiesa, per un fortissimo sospetto che in
lui la menzogna possa raddoppiarsi. La persona di Chiesa
è colui che ne fa funzionare gli organi vitali; Chiesa è una
religione organizzata, con tanto di organi vitali. Gesù li
incontra proprio nella Chiesa Paterna privilegiata: quella
ebraica. Li ha trovati occupatissimi nel far funzionare l’organicità
della loro Chiesa. Quali organi facevano funzionare?.
Ci sono due organi complementari: insegnamento e
comportamento; come dire: fede e morale.
a) L’insegnamento veniva gestito dagli scribi o dottori
della legge.
b) Il comportamento dai farisei o ‘separati’; perché, a differenza
degli altri, inculcavano come regola di vita non
solo la legge scritta mosaica, ma pure la legge orale
composta di precetti umani che venivano tramandati.
Scribi e farisei erano persone di Chiesa complementari. Da
Gesù stesso viene sottolineata la loro funzione. Man mano
che ci si avvicina all’era messianica, la voce dei profeti va
scemando, fino a scomparire dalla vita ebraica. Quel vuoto
viene occupato da quelli che si sono affermati come scribi e
farisei. ‘Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i
farisei’. Si sono seduti: un posto occupato da loro stessi, e
non assegnato da Dio. E da una cattedra si parla, alla gente
che ascolta. Vi dicono, ma che cosa? Le cose di Dio o le cose
degli uomini?. Le cose di Dio sono tutte fattibili, mentre loro
‘legano pesanti fardelli e insopportabili, e li caricano sulle
spalle degli altri’. Talmente insopportabili, che loro non li
vogliono toccare nemmeno con un dito. Si danno da fare gli
altri, ma loro non fanno. ‘Dicono ma non fanno’. È la prima
orribile menzogna della persona di Chiesa: parola di uno che
non la vuole praticare. Dicendo questo Gesù vuole anche far
emergere una grave sostituzione operata dalle persone della
Chiesa ebraica: i precetti divini li hanno eliminati con i precetti
umani. Avevano protestato perché i suoi discepoli non
camminavano secondo la tradizione degli antichi, ma prendevano
cibo con mani impure. ‘Bene ha profetato Isaia di
voi, ipocriti’: un amore con le labbra, ma il cuore è lontano.
‘Invano mi rendono culto con dottrine che sono precetti
umani’. ‘Tenete le tradizioni ed eliminate il comandamento
di Dio’. Bravissimi quindi nell’eliminare questo con i precetti
umani. Ricordiamo, al proposito, quello che disse Mosè
a riguardo del quarto comandamento: ‘Voi dite: se qualcuno
dice al padre o alla madre: ‘corbàn’: votivo sui propri beni,
tutto andava al Tempio, e per i genitori non c’era più alcun
vantaggio’. Un precetto umano abolisce la parola di Dio. È
un esempio; ma ‘di cose simili ne fate molte’. Alterazione:
‘Giurare sul santuario non vale; sull’oro del santuario: si
resta obbligati. Giurare per l’altare , non vale; per il dono
sopra: si resta obbligati’. Il valore passa dal santuario all’oro.
Dall’altare al dono: alterazione, possibile solamente a delle
guide cieche: ‘Guai a vai, guide cieche!’. Per quel che dicono
amano farsi chiamare ‘rabbì’ dalla gente. Maestri di menzogna.
E per quello che fanno?