Il piacere dell'amore...

Il piacere dell’amore che tanto bene avvince la mia razionalità
è vero o falso? Reale o fittizio?. È una finzione: lo
sento ma non è, perché è piacere della morte.
Come fa la morte a darmi piacere. Nel drogato c’è il piacere
della morte fisica.
L’atto istintivo dell’amarmi e dell’odiare mi fa in conoscenza
istintiva. La conoscenza istintiva dell’amarmi e
dell’odiare mi va componendo una coscienza istintiva.
L’atto razionale dell’amarmi e dell’odiare, la conoscenza
razionale, mi va componendo una coscienza razionale. La
prima scorre nella seconda. Ci siamo attardati sulla razionalità
per verificarne accuratamente la consistenza.
a) La razionalità non ha subito alcuna offesa da Satana,
anzi me l’ha favorita e me l’ha incentivata, somministrandole
il piacere proprio del mio sentire, in modo da
invogliarla a servire con gioia e passione.
b) Ne abbiamo verificato anche la sua libertà. Non gliel’-
ha strappata, ma strategicamente superata. Rimane, ma
fuori uso, inattiva. Con quale mezzo?…
Il piacere dell’amarmi e dell’odiare la piega dolcemente e
decisamente verso quel che piace e contro chi non piace,
e ne fa una schiava amante della sua servitù. Non abbiamo
ancora terminato i controlli sulla razionalità. Infatti, quel
piacere che la fa schiava innamorata ci desta qualche
sospetto. Vogliamo perciò verificare se quel piacere è vero
o è falso, se è una realtà aperta o un mastodontico inganno.
Ci sono due tipi di piaceri:
1) L’uno è sensibile: e mi viene dalla cosa che mi piace,
nell’atto della sua degustazione. Quand’è che un ragazzino
sente il piacere della gola?
Quando si va aspirando la dolce presenza del gelatone
che si stringe in mano. Così tutti i piaceri sensibili, e
non ultimo il sessuale. È facile intuire che questi piaceri
sono veri, non sono finti: quello che si sente, non è
una finzione.
2) L’altro piacere è spirituale, ed è il piacere proprio dell’amore.
Lo spirito di amore del Padre è gioia, è piacere,
è gaudio paradisiaco.
Se ne carica il mio sentire non appena il tocco delle
cose e delle persone si immerge nel centro della persona:
amore Paterno egoisticizzato e istintivizzato.
È questo il piacere che l’Agente fa giungere alla mia
razionalità. È vero o è falso?
È realtà o è finzione?. È il piacere dell’amore Paterno.
Ma è piacere di amore che vive o di amore che muore?
È il piacere della vita o della morte?. Questo piacere
l’ho dall’amarmi e quindi dall’odiare. Odiare è fare
azione di morte.
L’azione di morte la si fa con una morte viva: è la morte
viva dell’amore. È l’amarmi e l’odiare. È l’amore di
odio. Il mio piacere è dunque dalla morte dell’amore,
non dalla vita dell’amore. Il mio è piacere della morte.
Come possa il piacere dell’amore venir fuori dalla morte
dell’amore, probabile che non lo avremo mai a capire.
Onestamente, a questo punto, siamo avanti a un gigantesco
mistero, che ha però un sicuro sapore. Sa di inganno
favoloso, ma non meno reale. Il piacere dell’amore di odio
è un inganno, è una falsità, è un’orribile menzogna, è una
infernale ipocrisia. Gesù parlando di Satana lo chiama:
padre della menzogna: è con essa che divenne omicida. Il
mistero, in sé buio e profondo, si va illuminando dall’esterno,
con l’apporto di segni che il Padre dona a noi. Il
piacere della morte fisica, che prima non c’era, oggi lo si
può riscontrare in un segno. È quello del drogarsi: il piacere
della morte fisica. Anche la morte dell’amore mi da
un piacere. Ma è un inganno orribile.